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sabato 16 marzo 2013

La pratica del Digiuno e Metodo Kousmine (parte 3°)

Tenendo presente ciò che ho scritto nei due articoli precedenti è utile sottolineare che gli insuccessi e i danni derivanti dal Digiuno dipendono da una errata esecuzione e non da difetti insiti del Digiuno stesso come tecnica disintossicante.
E' molto importante rispettare anche un corretto svolgimento delle fasi che compongono questa tecnica e delle precise regole che caratterizzano ogni fase:
- Entrata nel Digiuno
- Periodo di Digiuno
- Uscita dal Digiuno

L'Entrata nel Digiuno permette di passare dall'abituale regime alimentare ad un periodo di astinenza in modo graduale, perciò è importante che in funzione della durata del Periodo di Digiuno si segua una dieta ipotossica per uno o due giorni prima; ci si alimenta con cibi semplici e preferibilmente vegetali (verdure e cereali) anche in modo dissociato ed in quantità moderata. L'aggiunta di un  Clistere può aiutare a rimuovere scorie dall'intestino facilitando l'azione del Digiuno. Non sono d'accordo con l'uso di purganti poichè ritengo che potrebbero indebolire piuttosto che rigenerare come invece risulta essere l'effetto del clistere.


Il Periodo di Digiuno risulta essere la fase più dura più che altro dal punto di vista psicologico che fisico: il distacco dal cibo risulta essere una separazione per molti impossibile perchè il cibo rappresenta soddisfazione, appagamento, rilassamento, sicurezza. Sulla durata abbiamo già parlato, comunque ripetiamo che dipende da vari fattori, sia personali (età, vitalità, peso, costituzione) che ambientali (stagione e temperatura in genere). I primi due o tre giorni sono i più duri in assoluto in quanto gli stimoli della fame (languore) sono un attentato alla volontà del soggetto che pensa subito di non farcela; invece dal secondo/terzo giorno in poi lo stomaco che non riceve cibo smette di produrre succhi gastrici, responsabili dei languori tentatori. Durante il periodo di Digiuno l'energia del soggetto subisce variazioni altalenanti che nel tempo si stabilizzano in una curva discendente. E' molto importante valutare quando è il momento di uscire dal periodo (stop al Digiuno) valutando la situazione sintomatica del soggetto: stanchezza, sensazione di freddo, apatia, insonnia da debolezza, fatica a concentrarsi sono sintomi che devono determinare l'uscita dal Digiuno. Oltre tale limite si rischiano danni irreversibili che possono anche condurre a morte.
Ci sono invece sintomi che indicano invece un'attività curativa in corso: lingua carica, alito cattivo, diarrea o feci nauseabonde, emicranie, tachicardie, dolori articolari che si risvegliano, spasmi intestinali, leucorrea, eruzioni cutanee.
Il classico alito acetonico indica la presenza di corpi chetonici (acetone) che si formano nel tentativo di produrre energia in assenza di zuccheri i quali sono già stati consumati nelle prime fasi del periodo di Digiuno. Normalmente la quantità di corpi chetonici che si producono non sono tali da provocare disturbi ma questo parametro dovrebbe essere tenuto sotto controllo con particolare attenzione.

L'Uscita dal Digiuno è la fase forse più delicata del processo poichè se non si seguono correttamente le indicazioni si rischia di annullare tutto il beneficio acquisito e forse aggiungere danni ulteriori. Negli ultimi giorni di Digiuno, aumenta sempre più il desiderio di riprendere a mangiare i cibi che sono mancati tanto nel periodo di astinenza e nelle quantità abituali di prima di iniziarlo, ma l'apparato digerente non è assolutamente in grado di sostenere tutto ciò. La regola è che il periodo di uscita dal Digiuno deve durare da 1/3 a 1/2 del numero dei giorni del periodo di Digiuno; così se il Digiuno è durato 6 giorni, l'uscita deve durare almeno 2-3 giorni. In questi giorni i succhi gastrici riprendono a formarsi e gli stimoli della fame ritornano a tentare di mangiare più del dovuto. Si deve innanzitutto evitare di consumare frutta e soprattutto frutta acida poichè gli acidi riescono a far diffondere le tossine che sono ancora presenti nell'intestino. Tisane, centrifugati di verdure, minestre di verdure, pane, fette biscottate, pasta in brodo, verdure cotte o crude e finalmente frutta verranno gradualmente ed adeguatamente riproposte nelle colazioni, pranzi e cene dei giorni successivi al Digiuno secondo schemi prestabiliti con il terapeuta.
La mia esperienza di Digiuno va da un Digiuno breve di un giorno alla settimana per vari mesi a Digiuni brevi di due o tre giorni; l'esperienza di Digiuno più lunga che ho sperimentato è stata di 6 giorni di Digiuno Umido. Tutto quello che ho scritto qui sopra lo confermo anche come esperienza personale e potrei consigliare a chiunque di sperimentarla poichè ritengo che, oltre ad essere un'esperienza rinforzante e motivante dal punto di vista psicologico personale, sia anche assolutamente positiva dal punto di vista del recupero di energie e di disintossicazione. Il mio terapeuta è stato il buon senso assieme ad una buona motivazione; questi mi hanno permesso di fare cose sensate e di resistere alle tentazioni della fame che si sono trasformate in una finale leggerezza con una forza energetica ritrovata e con un arricchimento sia fisico che spirituale.


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