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martedì 3 dicembre 2013

L'Uomo Onnivoro: un'ipotesi a supporto della storia e origini alimentari dell'uomo

Dopo aver scritto l'articolo L'Uomo onnivoro: un errore evolutivo ho trovato in rete questa interessante ricostruzione sull'origine dell'alimentazione dell'uomo che ritengo sia di ulteriore supporto per ripensare le attuali abitudini alimentari dell'essere umano. La cosa interessante è che si ritrova sempre un motivo per cui l'uomo rischia un default a causa di errori nelle scelte alimentari. Gli uomini preistorici attirati verso la carne da circostanze legate all'abitudine di mangiare le larve (presenti anche nelle carni in putrefazione), avevano scoperto la possibilità di mangiare anche carne fresca e cruda, andando incontro a numerosi disturbi dell'apparato digerente che portarono i carnivori a gravi problemi gastrointestinali e a morte frequente.
Trovo una certa somiglianza con le condizioni dell'uomo moderno che si lascia attrarre da cibi raffinati, sofisticati, inutilmente voluttuari e assolutamente indadeguati alla sua vera natura di essere vivente vegetariano; le statistiche ci dicono che l'uomo evoluto dei paesi industrializzati e del benessere è un essere cronicamente MALATO, le malattie si manifestano in età sempre più giovanile e le possibilità di sopravvivere senza restare attaccati alle cure farmacologiche si assottigliano sempre di più, rendendoci mediamente dei "vecchi" pressochè non autosufficienti.
Vediamo insieme come, secondo questa ricostruzione, l'uomo è diventato consumatore di carne (che a mio parere non vuol dire carnivoro: stato che prevede una naturale predisposizione a cibarsi di carne cruda)
Già nella preistoria l’uomo aveva cominciato a cucinare il cibo e di questo ci sono le prove nei reperti man mano scoperti a testimonianza della capacità dell’uomo di gestire il fuoco ed i suoi servigi per proprio uso e beneficio.
Vediamo però qual è stata l’evoluzione per arrivare a questo traguardo.

Si sta parlando del periodo in cui i nostri antenati stavano lasciando progressivamente gli alberi delle savane che diventavano sempre più rari a causa dei disboscamenti causati dai grandi erbivori che degli alberi si cibavano e sui quali gli ominidi vivevano. Questi movimenti e migrazioni costringevano ad attraversare le distese di erba alta, territori di caccia dei predatori carnivori che erano avvantaggiati dal non essere visti da quegli esseri che non potevano vedere al di sopra del livello della distesa di erba: esseri accucciati o poco alti. Questi comportamenti hanno significato un certo tipo di selezione: chi non stava in piedi o non era sufficientemente alto da poter vedere oltre il livello dell’erba alta, correva il rischio (ma questo era una anche una fonte sicura di cibo per i predatori) di essere sbranato dai predatori che di loro si cibavano, determinando, sembra, anche la selezione degli esseri non eretti. Chi si salvava poteva quindi trasmettere i propri geni alle generazioni successive che sarebbero state di uomini eretti ovvero la nostra attuale postura.
A quei tempi la dieta dell’uomo era prettamente vegetariana o meglio fruttifera, integrata con proteine provenienti da insetti e larve come formiche, termiti, bruchi, larve di ditteri e imenotteri, spesso anche dolci.

L’attenzione per le larve portò l’uomo ad avvicinarsi alle carcasse degli animali morti, ovviamente pieni di larve di ditteri che nelle carcasse animali deponevano le uova e si sviluppavano divorando le carni; l’uomo iniziò allora a mangiare anche la carne in decomposizione che, per quanto ci possa sembrare disgustosa la cosa, era la sola forma digeribile perché la decomposizione portava a proteolisi (scomposizione delle proteine in aminoacidi). Da qui ne conseguì una progressiva abitudine a cibarsi di carne, difendendosi da altri animali (uccidendoli a suon di sassate!) e mangiando le carni stavolta fresche e crude. Purtroppo sebbene la carne fresca puzzasse meno, essa non era digeribile come quella putrida e questo provocava problemi all’apparato digerente degli uomini che la mangiavano, che spesso si ammalavano di gastroenteriti, altrettanto spesso mortali. Altri fatti hanno permesso a questa dieta carnivora di continuare e incrementarsi: la savana, stagionalmente secca si incendiava a causa di fulmini o fenomeni vulcanici e gli incendi che comportavano la distruzione di vastissime aree, facevano molte vittime tra gli animali che ci vivevano (bruciati o affumicati). Il mangiare le carcasse di animali morti in queste circostanze ha portato a capire che la carne cotta era più digeribile; il fuoco divenne allora un alleato nell’alimentazione, ma prima l’uomo dovette imparare a domarlo per conservarlo e produrlo per attrito per poi utilizzarlo per cuocere la carne il cui consumo era destinato ad incrementarsi sempre di più, cotta lentamente nel fuoco.  

Questa abitudine alimentare divenne anche sostenitrice di un comportamento aggressivo nei confronti di altri esseri animali e ominidi concorrenti, cosa che ancora oggi facciamo, forse grazie all’elevato stato di acidosi fisiologica che il nostro organismo matura grazie proprio al consumo di proteine animali e cibo spazzatura.
Grazie all’abitudine di cuocere, l’uomo si è avvicinato al consumo di altri tipi di vegetali che diventavano commestibili grazie alla cottura.
I periodi recenti delle glaciazioni hanno poi "costretto" l'uomo a fare del fuoco il suo principale alleato: per scaldarsi, per consumare sempre la carne dei grandi mammiferi (che abbiamo progressivamente estinto in tutto il mondo), per difendersi, per aggredire altre tribù umane e così via. Il riscaldamento con il fuoco era tuttavia, assieme alla cottura del cibo, anche il principale motivo del suo utilizzo: davanti al fuoco (calore e cibo) l'uomo imparò a vivere una vita sociale e creativa. Davanti al fuoco nascono la musica e la danza, i primi suoni gutturali che diverranno poi parole con un significato preciso. Questo stato di benessere, con il cibo in abbondanza, grazie all'uccisione stagionale delle mandrie di mammuth e altri mammiferi durante le loro migrazioni, si praticava anche la sessualità di tutto il gruppo sociale, incrementando la riproduzione e la numerosità del gruppo stesso, rendendolo potenzialmente più in grado di resistere all'estinzione.
Abbiamo visto dunque , secondo questa interessante ricostruzione, come l'uomo sia diventato consumatore di carne, non lasciando alcun dubbio sul fatto che per consumare carne abbia dovuto necessariamente adottare una tecnica di trasformazione per poterla rendere più digeribile. Tutto ciò ci deve far riflettere sulla innaturalità del cibarsi di carne da parte dell'Uomo elemento secondo me rilevante nel determinare lo stato di malattia nel quale la specie umana si trova.
Occorre quindi un approccio all'alimentazione più consapevole per nutrirsi meglio e non incorrere nello stato di acidosi (madre di quasi tutte le malattie) tipico delle popolazioni delle società industrializzate.
Puoi leggere di più sull'Acidosi nei miei articoli L'Equilibrio Acido-BaseFai il test dell'acidosi


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