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lunedì 1 aprile 2013

Antitumorale Glivec: grazie India per l'opera di salvaguardia contro la speculazione sulla salute

Recentemente l'India ha dato dimostrazione che in fatto di giustizia non si scherza. Grazie India. Dopo la presa di posizione sulla vicenda dei Marò italiani, un'altra sentenza destinata a fare storia in campo giudiziario ha decretato la potenza di questo paese straordinario a decretare il diritto fondamentale dei malati ad accedere alle cure a costi sostenibili. Lo voglio riportare nel mio Blog perchè la notizia data oggi con coraggio da alcuni TG non sarà certamente ripresa e ulteriormente commentata per non sfavorire l'attività delle multinazionali del farmaco che ancora sono considerate (non da me almeno) distributrici di salute e benessere per il bene della gente.

La Corte Suprema Indiana ha infatti respinto definitivamente la richiesta della Novartis, multinazionale Svizzera del farmaco, di registrare la nuova versione del medicinale antileucemico Glivec. L'associazione Medici senza Frontiere informa che questa decisione diventa una pietra miliare nella battaglia per il rispetto del Diritto alla Salute dei pazienti nei paesi in via di sviluppo. Questa decisione è importante prima di tutto perché su otto milioni di persone con l’HIV, più dell’80% riceve i farmaci dall’India. Per l’area più colpita dall’HIV questa decisione rappresenta una svolta. Secondo: proteggendo la competizione dei generici contro le pratiche abusive di aziende farmaceutiche come Novartis, la Corte suprema salvaguardia di fatto i diritti dei malati.


Se il trattamento con Glivec arriva a costare circa 2000 euro al mese, quello con il corrispondente generico poco più di 130 euro.
L'Industria farmaceutica Indiana ha vinto una battaglia che durava da anni, decretando in via definitiva che il brevetto d'ora in avanti sarà concesso solo per invenzioni originali mentre non saranno consentiti brevetti ripetitivi come quello che Novartis ha tentato di ottenere.
L’India, con un miliardo e duecento milioni di abitanti, è il quattordicesimo mercato mondiale per i farmaci; un mercato che cresce annualmente del 13% e che naturalmente attira l'attenzione delle industrie multinazionali le quali, come dimostra anche questo caso, tentano sempre e comunque di fare business con la salute umana.

La Mission (la missione, gli obiettivi ) di un'azienda è pubblica e serve per dare un'immagine positiva dell'azienda mettendo in evidenza quali sono, appunto, gli obiettivi che vuole ottenere e i compiti che l'azienda dovrà svolgere per raggiungere tali obiettivi; nessuno scriverà mai che si farà in quattro per guadagnare più soldi del dovuto, a scapito della salute o a costo di trattare meno pazienti ma guadagnandoci di più, oppure di annientare concorrenti più onesti e rispettosi della salute umana e di quella dei ceti meno abbienti magari delle terre del cosiddetto terzo mondo. Eppure dietro le quinte si giocano anche questi ruoli di salvaguardia delle performance azienali a scapito degli obiettivi più nobili dichiarati nella Mission aziendale.
Andate a vedere la Mission della Novartis, chi conosce la lingua inglese la può leggere direttamente ed interpretarne i contenuti da solo; per chi non lo sa e si fida del mia capacità di traduzione può leggerla qui di seguito (in grassetto ho mantenuto le parole come nella versione originale inglese):


"Vogliamo scoprire, sviluppare e commercializzare con successo prodotti innovativi per prevenire e curare malattie, liberare dalla sofferenza e migliorare la qualità della vita.
Vogliamo anche procurare ai nostri azionisti un ritorno che rifletta l'eccezionale prestazione e ricompensare adeguatamente coloro che investono idee e lavoro nella nostra azienda"

Il caso del Glivec non mi pare che sia rappresentativo di una mission aziendale così come esposta da Novartis ma forse leggo male io, dietro le righe, perchè ho il dente avvelenato con chi vuole approfittarsi della salute della gente, e quindi della vita.
Di certo non c'è nulla di innovativo nella richiesta di brevetto di Novartis (quindi è falso ciò che si dichiara nella mission) ma è più simile ad un tentativo di accaparrarsi un mercato fiorente e fiorenti guadagni a scapito dell'accesso per molti malati al possibile uso della molecola del Glivec. Per fortuna la giustizia Indiana ha saputo proteggere i diritti dei malati ed il proprio diritto ad un approccio alla salute (anche se purtroppo farmacologico) più economico ed adeguato a tutti.
La cosa più probabile che, della mission dichiarata, sarebbe stata rispettata in questo caso è la seconda parte, cioè quella inerente le prestazioni eccezionali per un adeguato ritorno agli azionisti; ma è andata male, almeno stavolta.
Diciamo comunque che l'India, con questa sentenza, riscatta la brutta storia che dal 2005 ha attirato le Industrie del Farmaco a fare sperimentazioni sulla popolazione indiana non consenziente e che ha fruttato centinaia di morti all'anno con statistiche occultate sotto l'apparente causa di "gravi eventi avversi" come riporta l'informazione che ho trovato qui. Per fortuna anche a quella brutta storia l'India ha posto rimedio
Un vero riscatto, GRAZIE INDIA!



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